Hill House (2018) | Recensione

Hill House è un capolavoro. Mike Flanagan, già regista dell’ottimo Il gioco di Gerald, è riuscito a prendere una pietra miliare della letteratura di genere, ovvero L’incubo di Hill House di Shirley Jackson, e trasporla in una narrazione distesa su dieci ore pregne di influenze e sguardo personali.

Innanzitutto, è impossibile non accorgersi di come il regista abbia scelto di raccontare le vicende della famiglia Crain, composta da due genitori e cinque fratelli, derivando lo stile narrativo dal migliore romanzo di Stephen King, It: i due piani temporali lungo i quali si svolgono le vicende, ovvero il passato della famiglia (nella casa infestata) ed il suo presente disgregato, rendono chiaro il percorso formativo dei personaggi, aggiungendo pochi tasselli alla volta che, alla fine, vanno a formare un mosaico perfetto. Perché questo è il fine principale di quest’opera: tratteggiare sette complessi, profondi e toccanti ritratti umani. Hill House sfrutta le potenzialità metaforiche dell’horror per mostrare cause e conseguenze della disaggregazione di una famiglia; l’archetipo della ghost story viene rivisitato ed indirizzato drasticamente verso il racconto introspettivo, così che il genere si elevi a vera e propria poesia sul superamento del lutto e dei traumi del passato. In questo senso la serie può elevarsi ad erede dei grandi romanzi della letteratura novecentesca: da storia dell’orrore, assimilata, mai fine a se stessa, e superata, a grande racconto di una famiglia disfunzionale. L’autore non si esime dal citare registi come, ad esempio, Roman Polański ed il suo Carnage in un episodio basato interamente su dinamiche teatrali, al fine di portare i contrasti tra i personaggi all’inevitabile esplosione nervosa, in un unico spazio e tempo.

the_haunting_of_hill_house_2-kGSH--1280x960@WebLa sceneggiatura è calibrata alla perfezione. Peraltro non mancano trovate tanto scioccanti quanto originali, capaci di destabilizzare anche lo spettatore con la corazza più spessa. La serie vive anche di molti jump scare, però realizzati a dovere, originali e quasi mai ripetuti; inoltre, Flanagan ne legittima l’uso in un toccante monologo dell’ottavo episodio: un discorso, interpretabile in senso metacinematografico, sul bisogno di provare qualcosa, anche il puro terrore, piuttosto che il nulla totale della morte. House Hill è dannatamente spaventoso ed inquietante, una perfetta messinscena gotica capace di far gelare il sangue con la semplice inquadratura di una casa abbandonata le cui finestre, al chiarore di luna, si illuminano all’improvviso senza che nessuno la abiti.

Gli attori sono ineccepibili; Carla Gugino conferma il suo riscoperto talento: statuaria ed inquietante come lo era ne Il gioco di Gerald. Gli interpreti bambini sono tutti più che credibili e tra le controparti adulte spadroneggiano Michiel Huisman (sottovalutato ne Il trono di spade) e la folle Victoria Pedretti. Da notare la presenza di Timothy Hutton, premio Oscar nel 1981 per Gente Comune.

 

“La paura è l’abbandono della logica, l’abbandono volontario di ogni schema razionale. O ci arrendiamo o la combattiamo” – Steven Crain (Michiel Huisman)

 

The Haunting of Hill House

Hill House è una serie che punta ad analizzare il comportamento dell’essere umano di fronte agli eventi dolorosi del passato e lo fa con gli strumenti dell’arte cinematografica. Dove la scienza non arriva, la settima arte esplora i meandri della psiche. Così la casa infestata confonde il tempo e lo spazio reali con quelli del sentimento: gli spettri sono le colpe ed i desideri che le persone si portano appresso: o si affrontano o si diventa folli. Nessun’altra via d’uscita: l’amore, prima forma di follia e di abbandono della razionalità, può salvare la vita come creare mostri.

 

– Dov’eri andato?

– Io stavo… no, niente.

– Stavi soltanto vagando nel buio.

– Come tutti noi.

– Steve e Shirley stanno provando a riaccendere la luce.

– Qualcosa mi dice che non ci riusciranno

[Dialogo tra Luke Crain (Oliver Jackson-Cohen) e Hugh Crain (Timothy Hutton)]

 

VOTO: 9/10

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